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ARARAT
 
(Büyük Agri Dagi)

 
5.165m

Alla ricerca dell'Arca di Noè

Il monte Ararat (Büyük Agri Dagi) si trova nell'altipiano anatolico vicino alla città di Dogubeyazit nella Turchia orientale, al confine con Armenia e Iran. Tecnicamente questa montagna maestosa non presenta particolari difficoltà.  
Noi siamo stati attratti anche dal mistero dell'arca di Noè e ci siamo lasciati prendere da questo fascino: ruderi di questa grande nave sul ghiacciaio però purtroppo non ne abbiamo trovati.
Il viaggio è stato un misto fra trekking alla vetta, fascino biblico e cultura, infatti abbiamo dedicato a quest'ultima molto tempo non solo nell'Anatolia orientale ma anche ad Istambul.

E così sta scritto nella Bibbia:
"Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. (Genesi 8,1 - 15)

I partecipanti
Biller Andreas - Bodini Gianni - Burgo Roman – Karbacher Arnold - Moriggl Heinrich –Pinggera Helmut Rapps Peter – Schgör Inge – Schwarz Edmund – Schwingshackl Maria - Stecher Robert 
Waldner Andreas - Zanella Bruno





 

 

 

 

 

 

                                 INFORMAZIONI SULL'ITINERARIO

Accesso: volo per Istambul o Ankara a Van nella Turchia orientale al Lago di Van. Trasferimento in macchina a Dogubeyazit 1950m, poco distante dal confine con l'Iran, una vivace e piacevole cittadina ai piedi dell'Ararat con ca. 50.000 abitanti. Qui si trovano diversi hotel e anche negozi con attrezzatura per la montagna, anche cartucce per il fornellino a gas. Consigliamo di utilizzare anche l'Hamam della città (sauna e bagni).
Trasferimento al punto di partenza Elikoy:
Il piccolo villaggio curdo di Elikoy (2250m) si trova ad ovest di Dogubeyazit. Dalla pianura intorno a Dogubeyazit si vede bene l'imponente montagna anche se la vetta è quasi sempre avvolta dalle nubi. Da Dogubeyazit ci avviamo prima lungo la strada in direzione del confine iraniano. Alla caserma militare (Jendarma Komando) dobbiamo prima sbrigare gli ultimi iter burocratici, poi lasciamo la strada principale a sinistra (ovest) e percorriamo una strada sterrata e polverosa che, passando per un desolato paesino curdo, ci porta ai dolci pendii dell'Ararat. A 2250m si trova il piccolo villaggio di Elikoy. Da qui o dal campo base arrivano i cavalli e muli che ci portano i bagagli. In macchina si può proseguire ancora fino a circa 2400m, dove finalmente inizia il nostro cammino.
Salita al campo 1 (Green Camp). Al punto di partenza ci aspettano dei curdi con i loro cavalli e muli che la nostra guida aveva già organizzato. Si parte. Il paesaggio è brullo e stepposo. Saliamo per un percorso dolce, seguendo a tratti un sentierino e a tratti una stradina più larga. Acqua non se ne vede. Ogni tanto avvistiamo le tende di accampamenti di nomadi curdi che quassù trascorrono l'estate seguendo i loro greggi e mandrie. Per strada incontriamo anche bambini curdi che ci offrono latte o yogurt di capra o pecora. Dopo ca. 4 ore di tranquillo cammino arriviamo finalmente al Green Camp a ca. 3200 m. Stupendo è il panorama verso la vetta alla luce del tramonto. Siamo vicini a un accampamento di famiglie nomadi curde con le quali ben presto si instaura un piacevole contatto. Gente molto simpatica e accogliente. I bambini ci presentano fieri l'arte dell'uso della fionda. Proprio come nei tempi biblici... Le bambine offrono alla vendita dei colorati manufatti e dalle donne ci facciamo cucinare un ottimo capretto. In un ruscello poco lontano troviamo anche dell'acqua che però dev'essere bollita (a stagione inoltrata il ruscello sparisce). Un posto stupendo, dove la calda terra ci trasmette delle sensazioni particolari, portandoci indietro nel tempo, alle radici della nostra storia.
Per motivi di acclimatamento normalmente al campo 1 ci si ferma 2 giorni, dove il secondo giorno si sale al campo2 e si riscende. 
Alle immagini ...
Salita al campo 2: Dopo la colazione tornano i cavalli che vengono caricati con tutti i nostri fardelli. Si parte per il campo alto. Inizialmente la salita è dolce, a 3800 metri circa il sentiero si inerpica fra le pietraie laviche e guadagnamo rapidamente quota. Bella è la vista del piccolo Ararat, il fratello minore, che tocca quasi i 4000m, posto a est, poco distante dal confine con l'Iran. In un posto pieno di pietre a 4200m intravediamo delle tende: è il campo 2 a 4200m, un luogo meno accogliente del campo 1 ma con una bella panoramica sulla vetta e sull'altipiano anatolico. Cerchiamo una piazzola possibilmente piana, la liberiamo il più possibile dalle pietre più grosse e piantiamo le nostre tende. Di giorno fa abbastanza caldo, ma appena dopo il tramonto il freddo si fa sentire e subito dopo cena ci infiliamo nei caldi sacchi a pelo perché alle tre di notte si parte.
Salita alla vetta: Al buio, con alcuni gradi sottozero e un vento forte, verso le 03.00 si parte. Si potrebbe partire anche più tardi, ma se il giorno stesso si vuole scendere ancora fino al campo 1 è indicato partire a quest'ora. Dato poi che quasi sempre verso le nove o al più tardi verso le 10 la vetta è ricoperta di nubi, conviene alzarsi presto. Si sale per un tracciato sassoso e a tratti scivoloso lungo il dosso che porta direttamente in direzione della cima. A volte ci sono tratti ghiacciati, cosicché è necessario essere prudenti. A tratti si incontrano delle bizarre  rocce laviche. Allo sguardo dell'altimetro, ci si rallegra per ogni 100 metri di quota superati. Senza grossi problemi raggiungiamo il ghiacciaio. Ci troviamo a 4950m e la vetta ormai non è più lontana. In caso di ghiaccio vivo qui normalmente si mettono i ramponi, noi ce li risparmiamo perché c'è ancora parecchia neve fresca caduta pochi giorni prima. Naturalmente continuiamo a scrutare per tutto il ghiacciaio se per caso si intravede un pezzo di legno della fatidica arca: niente, peccato! Ai piedi di un suggetivo blocco di ghiaccio voltiamo a destra dove percorriamo un tratto pianeggiante del ghiacciaio. Segue il pendio mediamente ripido che ci porta direttamente in vetta. Imponente è il panorama verso l'altipiano dell'Anatolia! Indescrivibile la gioia, la luce e le sensazioni che questa montagna schiudono allo sguardo verso l'infinito orizzonte che si perde nelle radici della nostra storia!
Equipaggiamento
:  Corda e piccozza non sono necessarie per questa montagna tecnicamente non difficile. Bastano i bastoncini e i ramponi. Molto importante comunque è un abbigliamento adeguato: le temperature nei pressi della vetta scendono facilmente oltre i -10° e a ciò si aggiunge il frequente vento forte che rende il tutto ancora più problematico. Servono naturalmente anche una tenda con il dovuto equipaggiamento: il sacco a pelo comunque deve essere adatto per temperature fino a -10°.
Indicazioni: Dal 2001 il versante Sud dell'Ararat è aperto alle scalate. Attualmente (2006) ci sono ancora diverse difficoltà burocratiche da superare: la scalata è permessa solo per gruppi e solo se accompagnati da una guida del posto. Inoltre viene richiesto un apposito visto (ca. 50 Euro) che dev'essere richiesto almeno 2 (meglio se 3) mesi prima al consolato turco. Presso il Tour Operator sotto indicato i termini possono essere abbreviati.
Periodo migliore: Da giugno a settembre. L'Ararat si presta anche per lo scialpinismo che di norma qui viene praticato nei mesi di aprile-maggio.
Tour Operator: Noi ci siamo affidati alla CEVEN TRAVEL in Dogubeyazit - E-Mail kemalceven@freenet.de  un partner affidabile e serio con ottimo servizio. Da consigliare anche in caso di bisogno di permessi a breve termine. Il Tour Operator organizza anche escursioni e scialpinismo in altre zone della Turchia orientale.
Visite consigliate: A Dogubeyazit abbiamo visitato il vicino palazzo des principe curdo Ishak Pasha. Vicino al confine con l'Iran c'è il cratere di una meteora e a Telceker (sempre poco distante dal confine iraniano) consigliamo di visitare il museo dell'arca di Noè. A Van naturalmente c'è il lago di Van: è grande 3740 km2, lungo 120 km, largo 80 km e profondo 450 metri. Singolare è anche fare il bagno nell'acqua salata e ricca di soda. Visitiamo i resti dell'antica fortezza "Van Kalesi" che si trova su una panoramica roccia calcarea fra il lago e la città. Merita la visita in barca all'isola Akdamar, dove si trova una chiesa armena del X secolo con rilievi ben conservati sulle mura esterne che rappresentano racconti biblici. Molto interessante è naturalmente anche la città di Istambul. L'affascinante città offre un interessante miscuglio fra cultura orientale ed occidentale. Separata dal Bosforo, la grande città giace su due continenti: l'Europa e l'Asia. Sul versante europeo si trova la vecchia Istambul. Qui troviamo la maggior parte degli edifici storici più famosi come la Moschea Blu, il Palazzo Topkapi e la Hagia Sohia.